Il Mistificatore


Sinossi

È la sera dell’elezione del nuovo papa. Piazza san Pietro è un tripudio di gente eccitata ed emozionata dall’evento. Ma tra la folla gioiosa si nasconde una mente gelida e spietata, pronta a colpire ed a portare a termine il suo progetto perverso.
L’ispettore Josè Romero si ritroverà di fronte al suo incubo irrisolto che lo aveva portato, qualche anno prima, a chiedere il trasferimento dalla squadra mobile di Roma.
Quella sera fu solo l’inizio di un viaggio terrificante.
Distorsione della realtà, mistero e angoscia accompagneranno i protagonisti verso un finale sconvolgente.

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svoltarono a sinistra, risalendo senza fretta via del teatro di Marcello fino a giungere davanti a due grandi scalinate che portavano, una alla piazza del Campidoglio e l’altra all’ingresso della chiesa di Aracoeli, che era a sua volta collegata al complesso del Vittoriano. Le due scale erano state costruite in modo che a mano a mano che si arrampicavano su per la collinetta si allontanavano l’una dall’altra dando origine ad un’enorme V. I due amici si fermarono alla base, alla congiunzione delle due scale nel punto in cui la V formava il vertice basso

I gradini erano profondi un paio di metri e molto larghi. Cominciarono a salirli a rilento, facendosi ammaliare dall’atmosfera magica prodotta dalla luce fioca dei lampioni. Rimasero un po’ sorpresi nello scoprire che nonostante l’ora tarda della sera i gradoni erano alquanto affollati di gente che chiacchierava e rideva spensierata. Inoltre, man mano che salivano, incontravano gruppetti di ragazzi seduti a godersi la notte.

Giunti in cima, due statue imponenti poste ai lati della scalinata davano il benvenuto ai nuovi arrivati. Sul lato opposto, in fondo alla piazza, il palazzo del Campidoglio dominava l’intera superfice visibile coprendo a sua volta la visuale dell’immensa area del foro Romano che partiva dalle sue spalle fino a perdita d’occhio,

“Ehi tu!” - gridò l’ispettore - “Fermati un momento!” - ma l’uomo non sentì o quanto meno non si girò. “Ma cosa c’è, chi è quello?” - Romero non rispose ma si limitò a seguire

con lo sguardo il tizio con la felpa scura, il quale cominciò a scendere le scale non curandosi minimamente di colui che gli aveva intimato di fermarsi, anzi sembrò quasi che allungasse il passo.

. L’ispettore provò a tenere il passo dell’uomo iniziando la salita dei 140 scalini con piglio deciso

Ancora col fiato corto si guardò intorno e si rese subito conto che l’uomo incappucciato poteva aver preso varie direzioni. Infatti c’era una stradina alquanto buia che portava a via dei Fori Imperiali

. Decise di entrare ma prima si affacciò al piccolo terrazzino che dava sulla sottostante piazza del Campidoglio da dove Fabrizi lo stava guardando. Agitò il braccio per farsi vedere pensando di essere in un cono d’ombra invece l’amico, anche se abbastanza distante, lo vide e rispose al saluto muovendo il braccio

anch’egli. Gli fece cenno per fargli capire che stava entrando in chiesa. Poi si voltò, fece qualche passo e spinse la porta.

ed inoltre, attraverso una stretta scala, si poteva accedere agli scavi del Foro Romano che si trovavano alle spalle del palazzo del Municipio. Insomma le possibilità di trovare il fuggitivo erano vicine allo zero.